Oggi: lo sterco, il sapone, gli inganni alla povera gente.
Capitolo 4, pp. 79-82
La vicenda dell’arresto e dell’imputazione del barbiere Mora ripropone, in una chiave ancora più grottesca, quella che ha riguardato il commissario di Sanità: passa anch’essa attraverso l’incredulità iniziale del sospettato, e si sviluppa attraverso il rilievo esagerato dato a elementi secondati. Se per Piazza tutta l’accusa s’incentra su un pennino e un vasetto, su Mora essa si fonda su due ancor più umili basi: lo sterco e il ranno (il miscuglio fatto di cenere e acqua che si usava per il bucato).
All’inizio, il barbiere si preoccupa che l’accusino di esercizio abusivo del mestiere, per aver preparato il vasetto d’unguento senza licenza:
“Credeva l’infelice, che il suo reato fosse d’aver composto e spacciato quello specifico, senza licenza.”(p. 79)
Poi, inizia la ricerca degli indizi sospetti: il primo, è costituito da due vasi di sterco, prodotto -Manzoni nota la cosa senza aggiungere nemmeno un cenno di commento, il che, come accade spesso nelle sue pagine, fa risaltare ancora di più l’elemento tragico- dell’isolamento che il barbiere, in tempo di peste, soè imposto dal resto della sua famiglia:
“Si trovaron perciò in una stanzina dietro la bottega, duo vasa stercore humano plena, dice il processo. Un birro se ne maraviglia, e (a tutti era lecito di parlar contro gli untori) fa osservare che di sopra vi è il condotto. Il Mora rispose: io dormo qui da basso, et non vado di sopra.” (p. 80)
Il secondo indizio d’accusa è il contenitore con il ranno avanzato dagli usi per il bucato della famiglia del barbiere. Su questo, gli accusatori si concentrano negli interrogatori, in particolare quando ascoltano il figlio di Mora; sarebbe stato facile allora, nota lo scrittore, fare al ragazzo delle domande risolutive:
“Ma”, soggiunge, “temevano di non trovarlo reo”. E questa veramente è la chiave di tutto.” (p. 82)
Si cerca quello che si vuole trovare e si scorda quello che non si vuole trovare. E questa vicenda di vasi di sterco e di sapone per bucato, le povere cose della pulizia della povera gente -le cose che ovunque si sarebbero potute trovare, nelle dimore di povera gente- si manifesta, senza tante parole di commento da parte dell’autore, in tutta la sua ingiustizia.