Il caffè d’orzo, la mattina presto e le parole per dire l’amore (quello vero)

Sull’amore mi è capitato di leggere un mucchio di parole, dato anche che le letterature che ho più praticato di parole d’amore son zuppe.
Una bella sporta di queste parole sono inutili, parecchie si rivelano stucchevoli e narcisistiche, tante sembrano sapere di qualcosa e poi si sciolgono insulse. Poche restano in mente, attraversano gli anni e le vicende,  e sono quelle che saprei ripetere (purtroppo, non sono le uniche che ho detto -di inutili stucchevoli narcisistiche insulse pure io ne ho articolate in quantità), perché a me (al mio piccolo modo di comprendere il mondo) hanno detto qualcosa.
Tra queste, un pugno di sillabe che non son venute fuori dalla letteratura, ma dal mio nonno materno, il meraviglioso Pietro, di rade e non dimenticabili parole.
Era la sera del giorno di metà maggio in cui mia nonna Gina se ne andò da questo, che chiamiamo mondo.
Ad un certo punto di quella torrida giornata, come accade, il tumulto degli accadimenti si placò. In un quieto istante, il nonno si fermò sulla soglia della camera della nonna (loro due avevano orari strambi e totalmente diversi e dormivano in stanze separate). Si fermò, e disse a me e ad una delle più giovani delle mie cugine: “Adesso la mattina non la vedrò più qui.( Il nonno, lo sapevamo, si alzava alle 4, si fermava davanti alla camera della nonna, le chiedeva se voleva la chicchera di caffè d’orzo.)  E non le farò più il caffè.”
Come dire meglio il miracolo che lega, per sessant’anni, due persone, davvero non saprei.

Un pensiero riguardo “Il caffè d’orzo, la mattina presto e le parole per dire l’amore (quello vero)

Lascia un commento